“Spencer”, il decimo film di Pablo Larraìn racconta la Principessa Diana nel momento della crisi: l’opera mostra originalità e avanguardia.
Una macchina ferma, in mezzo al nulla. Diana in cerca di risposte, quelle che alla fine, forse, non ha mai trovato. Inizia così il decimo film da regista di Pablo Larraìn che decide, nella sua opera più intensa dopo “Neruda” del 2016, di affrontare un personaggio come quello di Diana Spencer in maniera originale e, per quanto possibile, inedita.
Innanzitutto la scelta di intitolare l’opera Spencer la dice lunga. Tutti (o quasi) sono soliti chiamarla Diana, la Principessa sfiorita tra mistero e rimpianti. Il regista cileno, invece, sceglie Spencer (come titolo e incipit) perché mette in chiaro da subito di voler parlare della donna prima che della Principessa. Questa non è una storia di sofferenza, ma un percorso di consapevolezza. Come si evince, anche, dalla frase iniziale: “Una favola nata da una tragedia vera”.
Segno che sulla vita di lady D. ce ne sarebbero di cose da dire, ma Larraìn fa l’ennesima scelta azzeccata di questo film: lascia parlare la narrazione. Infatti veniamo immediatamente catapultati nelle vacanze di Natale del 1991 della Royal Family. Si parte dalla Vigilia di Natale per arrivare a Santo Stefano: curiosa e audace anche la decisione di riportare un decadimento umano – quello di Diana e probabilmente anche della Monarchia Inglese nella sua accezione più antica e retrograda – durante le festività natalizie. Periodo in cui, solitamente, tutto si ricongiunge.
Invece, l’epifania (in quanto rivelazione) che si manifesta in Spencer è di tipo nefasto. Durante il Natale di 31 anni fa, Diana si accorge di essere fuori posto: lo sentiva da un po’, ma l’atmosfera retorica e posticcia di pranzi, cene e pungitopo regali ha fatto da propulsore al baratro. Una donna persa, amareggiata, ma altrettanto viva, focosa e pronta a scalare quella montagna di rimorsi con la volontà di chi desidera riaffermare sé stessa.
Il film gioca molto sugli opposti, che si attraggono per respingersi – proprio come è successo a Carlo e Diana – lo sfarzo contrapposto alla semplicità. Gli accessori come pesi, gli abiti dei nuovi fardelli con cui fare i conti (non a caso Diana li sbaglia di proposito). La vita da riavvolgere tra incertezze e perplessità.
L’opera frappone costantemente la liturgia nobiliare alla voglia di ribellione e il carisma di una donna profondamente sola e – a tratti – incapace di chiedere aiuto: il ticchettio di passi dei cuochi, il marciare cadenzato dell’esercito. Suoni che vengono equiparati – come piano concettuale, non certo come consistenza – alle corse sfrenate di Diana, ai sorrisi accennati di nascosto, alle lacrime ricacciate in gola e alle ferite che la donna era solita causarsi per sfogare il proprio malessere. Perché, per il blasone, è vietato anche arrabbiarsi: “C’è sempre qualcuno che guarda”, ribadisce il Principe Carlo in uno sfogo. Interpretato magistralmente da Jack Farthing che riesce a fare dei silenzi un’arma retorica devastante per intensità e rilevanza.
Gli occhi del regista sono i nostri che scrutano dentro quelle segrete i segreti di Pulcinella che, all’epoca, erano taciuti per ovvie ragioni: il tradimento del Principe con Camilla (divenuta poi la seconda moglie), i sotterfugi che le donne a Palazzo tessevano per mettere in difficoltà una Principessa sempre più sull’orlo di una crisi di nervi che poi ha. Proprio da quella – e qui si dipana la fine del film – Diana riprende in mano (per qualche momento) la propria felicità trovando l’adeguata via d’uscita con i figli William e Harry.
La canzone finale: “I need a miracle” dice tutto. Serviva un miracolo che non c’è stato, l’opera non lo sottolinea. Lo lascia solo intuire. Anche questa delicatezza è un valore aggiunto di un’opera che Kristen Stewart riesce a impreziosire con tutta una serie di dettagli accurati in grado di renderla una Diana perfetta. Bella Swan si tira a lucido per mostrare e dimostrare che i “vampiri” sono (anche) nella Monarchia Inglese, dove l’oscurità regna sovrana.
© Andrea Desideri. Tutti i diritti riservati.
Powered by Supernero.