Camminano in modo austero, con classe, ostentando le proprie forme e, spesso, catturando l’attenzione dei passanti. Si tratta di transessuali: persone che, fino a poco tempo fa, erano considerate malati mentali e, adesso, dopo anni di lotta ed emancipazione, cercano una dimensione dentro la società. La transizione, sia a livello psicologico che a livello fisico, è un percorso complicato che non si compie esclusivamente dando adito ai propri impulsi: non basta sentirsi donna nel corpo di un uomo, o viceversa, bisogna affrontare determinate fasi e terapie ormonali piuttosto complesse e il più delle volte molto costose. Per questo, la metamorfosi totale non è alla portata di chiunque. Qualche volta le esigenze devono soccombere dinnanzi alle possibilità economiche.
Cercando di fare chiarezza, Loredana Monti, scrittrice e attivista transessuale, prova a dipanare ogni dubbio riguardo alla terminologia: “Transgender è un termine ‘cappello’, che include le varie terminologie ed è la parola da usare per essere sicuri di non sbagliare. Nello specifico, però, Transessuale è una persona che ha intrapreso il percorso per adattare il proprio corpo alla propria identità sessuale, di solito con una terapia ormonale e, non necessariamente, con operazioni chirurgiche. Travestito o Crossdresser è invece chi ha un’identità coerente ai propri cromosomi, ma per vari motivi decide di vestirsi ed apparire del sesso opposto. Per gli articoli, vale la regola dell’identità: quindi diremo una Transessuale per una MtF (da uomo a donna), un Transessuale se FtM (da donna a uomo), un Crossdresser per un uomo vestito da donna. Il criterio è semplice e ovvio: rivolgersi al femminile se la persona è vestita da donna, al maschile se è vestito da uomo”.
Sciogliere ogni perplessità è piuttosto facile dal punto di vista linguistico, basta un po’ di attenzione. Assai più complicato è sbrogliare la matassa di problemi che un transgender deve fronteggiare per completare la propria affermazione: non si tratta di mere discriminazioni, seppur molto difficili da sopportare, sono vere e proprie difficoltà da dover superare per giungere ad una conclusione appagante e soddisfacente. Si inizia dal proprio corpo: quando non ci si riconosce più nemmeno davanti allo specchio, è opportuno iniziare a pensare di pretendere quelle forme che tanto si desiderano. Non è semplice estetica, ma un bisogno sostanziale per accettarsi e accogliere il cambiamento.
Operazioni piuttosto invasive e mirate faranno il resto; certo, i professionisti e gli interventi vanno pagati, per onorare ogni spesa serve un impiego. Quindi, non c’è da stupirsi se questo percorso verso il cambiamento cominci – nella maggior parte dei casi – in età adulta. Quando si può contare sulla stabilità di un posto di lavoro. In tal caso, però, il cammino che porta alla trasformazione sarà lastricato di angherie: “I trans, soprattutto se maschi che diventano femmine, vengono istintivamente allontanati, scartati dai colloqui, perché vengono considerati subito fenomeni da baraccone. Anche perché, specie per gli standard italiani, hanno mani e piedi grandi, tratti più marcati e sono più alti della media delle altre donne”, ammette una rappresentante dello sportello trans di Ala Milano Onlus (che aiuta i transgender a trovare lavoro).
Se per le vie convenzionali ci sono complicazioni, allora è quasi scontato cercare altrove: dunque, l’equazione transessuale-prostituta è quasi una conseguenza delle innumerevoli porte in faccia che queste persone ricevono. Così, dalle porte degli uffici si passa a quelle della macchina, come racconta Adele (nome di fantasia) a Vice: “Ogni sera vendo ancora oggi il mio corpo nei parcheggi. Prima di tornare in Romania, ho lavorato a Milano, Venezia, Bologna e Trento. Anche se sono andata a scuola, non ho avuto scelta. Non vengo da una famiglia ricca, e dopo aver ricevuto tanti rifiuti e tante porte in faccia, in qualche modo dovevo trovare i soldi per continuare il trattamento ormonale”.
Fra sacrifici e bocconi amari, Adele, come altrettante sue colleghe, ormai ha imparato a convivere con la propria situazione: “Non è il lavoro ideale, e non lo raccomando a nessuno. Ma alla fine si tratta di un lavoro come tutti gli altri, che è pericoloso più che altro perché è la società a renderlo tale. Se riesci a superare il fatto che vendi il tuo corpo per soldi, possono anche capitarti episodi davvero comici. Come quando un cliente si è voluto far legare come un cane: gli ho messo il guinzaglio e l’ho portato a passeggio per casa; ha persino voluto bere l’acqua dalla scodella. Un altro ha voluto essere il mio schiavo, mi ha pagato per lavare i miei piatti sporchi e pulirmi casa”.
Nel caso di Adele non c’è sfruttamento della prostituzione: lei lavora in proprio, diciamo. Non è alle dipendenze di nessuno e, per questo, riesce a raccontare determinate cose con chiarezza e, se possibile, un barlume di serenità. Secondo le stime più recenti, però, in Italia, ci sono state ben 32 uccisioni di transessuali: il 62% di questi erano prostitute. Negli ultimi nove anni, la percentuale mondiale di omicidi sale ulteriormente: 2609 transgender hanno perso la vita in strada, dopo aver subito aggressioni e ricatti di ogni tipo.
In questo clima da film horror, c’è, però, anche chi come Alessandra – nata Alessandro – è riuscita ad imporre la propria figura stabilizzandosi in un ambiente lavorativo più consono: “Non è stato tutto facile, anzi. Il mio cambio non fu subito bene accetto, ma a parte qualche perplessità personale e un percorso farraginoso e non ancora completamente risolto per quel che riguarda gli aspetti più pratici della transizione come badge, biglietti da visita e assegnazione del bagno, il mio lavoro non ne ha risentito. Certo, dalla mia parte c’era il fatto che non solo ero ampiamente laureata e masterizzata, ma anche che sono sempre stata sindacalista, e tra le più toste”.
L’universo che ruota attorno ai transgender è vario, pieno di curiosità e punti d’interesse che esulano dalla scontata – seppur faticosa – trasformazione anatomica: esistono molteplici aspetti sconosciuti che affiorano non appena si ha la voglia ed il tempo di approfondire. Oramai stanno diventando, pur rimanendo nell’ombra, parte della nostra cultura. Sempre più persone si legano a loro perché, come spiega Loredana Monti nel suo e-book “Diario intimo di una trav”: “La sessualità di una Trans (o di un Trans) è più complessa e ricca di quella di una persona Cisgender (ovvero una persona la cui identità sessuale coincide con quella di nascita. Cisgender e Transessuale indicano l’identità, Eterosessuale e Omosessuale l’orientamento sessuale. Ndr.). Spesso infatti, con tante sfumature e variazioni, una persona transessuale è la fusione del maschile e del femminile. Ogni Trans ha una sua sessualità unica ed irripetibile. Scoprirla è una delle cose più affascinanti per i nostri partner”. Un mosaico di suggestioni e possibilità frequentemente offuscate dallo scetticismo e la cattiveria di una collettività che rifiuta, per paura o per disinteresse, qualsiasi tipo di integrazione.
© Andrea Desideri. Tutti i diritti riservati.
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