Odio extravergine: l’accoglienza non può essere un diversivo

Andrea Desideri
Andrea Desideri

Il Governo targato Giorgia Meloni sta facendo discutere rispetto alla gestione dei migranti: l’accoglienza come distrattore.

Alla fine i migranti presenti sulla Geo Barents e quelli sulla Humanity 1 sono sbarcati tutti. L’epilogo di questa vicenda dimostra una serie di fattori da cui sarebbe opportuno ripartire e che potrebbero suonare come un campanello d’allarme per qualsiasi Governo. Non solo quello odierno targato Giorgia Meloni, anche se la leader di Fratelli d’Italia – in questo momento e per ovvie ragioni – è quella più esposta. Che la destra si battesse su temi come accoglienza e gestione dell’immigrazione clandestina era cosa nota sin da quando Matteo Salvini gridava, in qualità di Ministro dell’Interno, allo scandalo non appena navi di organizzazioni umanitarie attraccassero su qualsivoglia porto italiano.

La filosofia dei “porti chiusi” ha soppiantato persino quella di “prima gli italiani”. Anche adesso, che è (soltanto) Ministro delle Infrastrutture, la musica non cambia. In accordo con Piantedosi, attualmente agli Interni, è stata stabilita la linea dura. “È finita la pacchia”, tuona Giorgia Meloni, prendendo a modello uno slogan di Salviniana memoria, ma più di qualcuno dev’essersi perso l’inizio.

Giorgia Meloni, rebus immigrazione: il braccio di ferro non è la soluzione

Soprattutto nell’Unione Europea, contesto in cui stanno storcendo il naso sin dal principio di quest’ennesima diatriba: esiste un problema legato alla gestione dei flussi migratori, ma non da qualche settimana. La situazione è complicata da anni, matassa che hanno contribuito ad ingarbugliare anche un certo numero di Decreti Sicurezza, poi soppiantati da Lamorgese.

Salvini Meloni accoglienza
Il Governo tiene la barra dritta sui migranti (ANSA)

Occorre fare qualcosa, ma senza giocare a scacchi: vale a dire che la politica delle ripicche non funziona più. Infatti Giorgia Meloni e Piantedosi – che nel nuovo modus operandi definiscono i migranti come un “carico residuale” da gestire – hanno dovuto piegare la schiena davanti a leggi più grandi di loro. Infatti, anche la Rise Above – altra imbarcazione gestita da ONG – è dovuta attraccare a Reggio Calabria. Mentre la Ocean Viking è diretta in Francia.

Questo piano d’azione è prassi e, in particolare modo, è stato deciso nelle sedi opportune. Che non sono le dirette social e le pubbliche piazze dove una certa politica continua a sbraitare. Infatti l’epilogo di questa diatriba (legata esclusivamente agli sbarchi più recenti) è arrivato non appena Meloni e Macron si sono visti alla Cop27. Una cosa sono i proclami, pubblici o social, un’altra sono le leggi del mare e tutto quel che consegue.

Il Diritto vale più dei proclami social

Significa che determinate dinamiche non possono essere cambiate da un giorno all’altro con la forza, come ha cercato di fare la maggioranza di Governo, ma vanno gestite prima e discusse poi nell’agenda programmatica sui tavoli dell’Unione Europea. Fino a prova contraria nessuno può farsi, né tantomeno pretendere, giustizia da solo: l’Italia chiede una suddivisione diversa dei migranti rispetto all’accoglienza, ma non basta cambiare qualche parola per mettere le cose a posto. Oppure sperare che vadano in un’altra direzione.

Migranti ONG
La Ocean Viking attracca in Francia (ANSA)

Piantedosi ha parlato di esegesi forzata, ma la verità è che FDI, Lega e in parte anche Forza Italia si sono scontrati con un protocollo incontrovertibile che non può essere cambiato nel giro di 48 ore. Infatti sia l’Ufficio Sanitario Marittimo che Macron hanno chiarito pubblicamente che l’Italia – in questo caso – non ha concesso nulla agli altri Stati membri sull’immigrazione: semplicemente ha agito prima che intervenissero i tribunali.

Nella fattispecie: “I cittadini di paesi terzi presenti sul territorio, incluse le acque territoriali, possono fare domanda di asilo e, in quel caso, è richiesto agli stati membri di dare effettivo accesso alle procedure d’asilo. Abbiamo un chiaro quadro giuridico in vigore”. Nessuno “sbarco selettivo”, dunque. Come asseriva la gestione Meloni e rincarava Piantedosi dicendo di “Non accettare lezioni da nessuno”. Infatti non è una questione di lezione, ma di Diritto.

Ecco perché davanti a certe condizioni è impossibile trattare, poi si rischia in prima persona, come ha dimostrato Matteo Salvini rispetto alla diatriba con Carola Rackete. La donna, alla fine di una lunga battaglia legale, l’ha spuntata. La questione, tuttavia, diventa più sottile e anche maggiormente complessa: a cosa serve questo braccio di ferro continuo sull’immigrazione? La risposta potrebbe essere nei fattori contingenti.

Le “leggi pop up”

Queste continue prove di forza mettono Meloni e Piantedosi in prima linea, facendo leva sul fatto che il “problema” in Italia sia l’immigrazione. Esattamente com’è successo qualche giorno fa con i rave party: l’evento di Modena ha scatenato il putiferio. Al punto che si è arrivati a un lungo dibattito che ha portato a una proposta di legge ancor più discussa. In gergo la dinamica viene definita “pop up”: esattamente come quegli avvisi che si trovano sui siti e distolgono l’attenzione da quello che stiamo guardando. Alla base c’è una forma di distrazione: quello che serve in questo periodo storico, perchè i temi da affrontare sono molti. “Siamo in mezzo alla tempesta”, ha detto Meloni.

Ocean Viking persone
I rifugiati a bordo della Ocean Viking (ANSA)

Quindi è possibile che, chi non ha l’ombrello, prenda l’acqua. Fratelli D’Italia, Forza Italia e Lega utilizzano la contrapposizione sociale come diversivo attraverso leggi pop up. Proclami che servono a marcare un confine. La linea di demarcazione fra passato e presente. Uso comune tra le forze di Governo: Meloni, infatti, non scopre nulla in tal senso. La domanda che, tuttavia, dobbiamo continuare a porci – come comunità prima e singoli cittadini poi – per quanto le vite umane possono permettersi di essere un grimaldello che apre le falle di un Paese? Cinque anni per rispondere, ma non è detto che bastino. In gioco, come insegna la storia, non c’è solo il tempo ma anche la volontà.

Andrea Desideri
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