Paola Egonu sarà portabandiera ai Giochi Olimpici di Tokyo 2020. La scelta del CIO divide l’opinione pubblica, ma regna la disinformazione.
I cerchi olimpici di Tokyo 2020 portano con sé una quantità indefinita di sottoinsiemi che rendono queste Olimpiadi la nota a margine rispetto a un contesto ben più ampio: a due giorni dal potenziale inizio della manifestazione, di sport si è parlato poco. La scena l’hanno rubata i contagi, le varianti e un’incognita Covid che rischia di farsi sempre più opprimente: “Mens sana in corpore sano”, dovrebbero saperlo tutti o quasi. Se non c’è la tranquillità per gareggiare perché i dubbi sono più delle certezze è opportuno fare retromarcia, con gli sponsor già in fuga che bollano la macchina organizzativa dei Giochi Olimpici come “esempio negativo”.
Restando in tema di esempi, torna attuale il nome di Paola Egonu: pallavolista veneta nata da genitori nigeriani. La donna è stata scelta, in rappresentanza dell’Italia, come portabandiera del CIO nel corso della cerimonia inaugurale dei Giochi. Esempio di sportività, professionismo e anche sfrontatezza per determinate scelte – non solo di squadra – che l’hanno portata ad essere un riferimento nel proprio ambito.
Eppure c’è chi prova a bandire la scelta del Comitato Olimpico come un escamotage: numerose sono, infatti, le invettive – anche da parte di personalità sportive e giornalistiche – contro la scelta fatta. “Un nome in base al politicamente corretto che non premia la bravura e la caratura di altri atleti”. Tradotto: lei è brava, ma non abbastanza per essere portabandiera. Era meglio qualcun altro.
Obiezione che lascia il tempo che trova, non perché viene fatta a un’atleta di colore – se così fosse sarebbe ancora più grave perché vorrebbe dire entrare nel merito di aspetti che dovrebbero esser risolti da tempo, come l’inclusione sociale – ma poiché denota come gran parte dell’opinione pubblica e giornalistica non conosca appieno il contesto sportivo che sta raccontando. Mettere in dubbio la competenza e la professionalità di Paola Egonu significa conoscere marginalmente la storia professionale di una rappresentante azzurra. Equivale, per intenderci, ad approcciarsi ai Mondiali di calcio senza conoscere i trascorsi di Totti o Del Piero.
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La Egonu, nella pallavolo, vanta premi e riconoscimenti da anni: nello specifico 2 Ori e 1 Bronzo con la Nazionale Italiana U20 nel 2015 e 2018, MVP della scorsa Champions League, per non parlare delle prestazioni in Serie A1 che l’hanno vista riconfermarsi miglior giocatrice del campionato. Una conferma che non finisce mai di sorprendere, mai doma e sempre più vogliosa di migliorare e mettersi alla prova.
Se la conoscono prevalentemente per il coming out fatto in ambito sportivo è perché, talvolta, la sintesi giornalistica premia più le vicende personali che i successi professionali. La storia non sempre è scritta dai vincitori, alcune personalità – purtroppo – nonostante vincano e convincano da tempo, devono sempre dimostrare di avere le carte in regola: persino per sventolare un vessillo che incarna, per sua natura, i valori della concordia e dell’unità. Lontano da qualunque forma di pregiudizio. Ma, per alcuni, sempre di più, ancora non basta.
© Andrea Desideri. Tutti i diritti riservati.
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