Robin Williams, l’altro lato del cuore: quando la sensibilità plasma un talento

Andrea Desideri
Andrea Desideri

Robin Williams, otto anni dopo la morte ancora così vivo nel cuore degli altri: ha lasciato un pezzo di sé in ogni storia.

Robin McLaurin Williams, volendo, la ribalta avrebbe potuto vederla fin da subito. Magari guardando gli altri con gli occhi stralunati in attesa del proprio turno. Quando nasci a Chicago, quel luccichio negli occhi ce lo hai per forza. Non puoi pensare di fare una vita normale: ci rifletti – forse – strada facendo, ma la vita a Stelle e Strisce ti porta a fantasticare. Vivere su e giù da un palco: la luce rossa della cinepresa prima e telecamera poi. Tutte cose che Williams teneva per sé. Nato da Robert Fitzgerald Williams – dirigente della Ford Motors – e Laurie McLaurin. Modella originaria del Mississipi.

L’interprete ha celato la propria passione per la recitazione fino all’adolescenza, quando prese il coraggio a due mani e decise di parlare al padre. L’uomo – che non era un arricchito, ma qualcuno che era arrivato al vertice dell’industria automobilistica dopo sacrifici e sudore – gli propose subito di “Trovarsi un piano B”. Doveva fare il saldatore, questo avrebbe voluto l’ex dirigente. Il mito del lavoro sicuro. Di certo, invece, Robin Williams aveva la voglia di capire l’animo umano attraverso i sorrisi e la comicità. Celebre risposta, che mise anche ne L’attimo fuggente: “Non importa quello che la gente dice. Idee e parole possono veramente cambiare il mondo”.

Robin Williams, il talento senza filtri

E lui l’ha fatto partendo dalla cosa più difficile: far ricredere i propri genitori, ma succede che quando passi la vita a dimostrare qualcosa finisci per non avere più tempo per te stesso. Rideva, certo. Approfondiva, sempre. Rifletteva, sicuramente. Fino al punto che ha iniziato a chiedersi per chi: dove finiva la maschera e iniziava il personaggio. Singolare solo per sintesi, perchè Williams di interpretazioni ne ha fatte a decine.

Ogni film un tratto diverso che, però, aveva in comune il riscatto della personalità: caratteri in un angolo che finivano per emergere grazie al tratto distintivo dell’ipertrofia emozionale. Un trionfo di stati d’animo. I lati del cuore più puri venivano fuori come una slavina e spazzavano via tutto, persino i pregiudizi. Una pellicola (se è ancora consentito questo termine) come Mrs. Doubtfire insegna – tra le altre cose – ad accettare la diversità con la consapevolezza che dietro la “maschera” indossata da ognuno di noi c’è una percentuale di sogno e un pizzico di (sana) follia. Che troppo spesso, forse, celiamo.

La catarsi come atto unico

Aspetto riproposto anche ne “L’uomo bicentenario”. Mentre in “Will Hunting – Genio Ribelle” e “L’attimo Fuggente” rivaluta quelli che oggi chiameremo nerd con estro e sensibilità. Patch Adams ribalta l’avversità verso l’ordine costituito e la leggerezza di ogni attimo, anche quelli più drammatici, in cui è possibile trarre insegnamento e addirittura riscatto. Williams ha incarnato troppo spesso – anche sulle forze – il ruolo del propulsore sociale: quel tipo di persona che vedevi e sapeva restituirti un minimo di fiducia: quanto basta per dire “Ci credo ancora”.

Una scena tratta da “Jakob il bugiardo” (ANSA)

Ecco perchè la catarsi resta un tratto dominante dei suoi ruoli e denominatore comune delle vesti che si è trovato a indossare: ha dovuto fare i conti con lo scetticismo perenne. In tenera età prima, quando i genitori non volevano assecondarlo nella propria professione, in età adulta poi. Specialmente sul finale, quando non riusciva più a recitare un copione per problemi (non solo) di memoria: la disperazione ha avuto la meglio e ha scelto di farla finita. Tuttavia la sua aura catartica non si è mai scalfita proprio perché, negli anni, è stato capace a non intaccare mai sé stesso: ha fatto tutte cose che gli piacevano. Malgrado questo implicasse livelli di stress non indifferenti e battaglie senza quartiere. Piangere è più facile: una battuta, invece, può annientare.

Non a caso la sua satira (perchè ha fatto anche quella) non era capita da tutti. Negli USA, tendenzialmente, snobbavano i suoi progetti. Fin quando non è arrivato il successo. Anche grazie alla tenacia dei più giovani a cui Robin Williams – uno dei pochi nel jet-set internazionale – ha sempre parlato con cognizione, cura e rispetto. Lo stesso riguardo che gli debbono oggi, in parte forzatamente, perché è impossibile oscurare la luminosità di un talento ma ancor più non è facile spegnere la lungimiranza di un genio. Che, davvero, ha seppellito tutti con una risata. Il cui suono riecheggia ancora – nonostante tutto – da 8 anni.

Andrea Desideri
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